La Buona scuola è la scuola che vogliamo?

Un incontro-dibattito dal titolo “La Buona scuola è la scuola che vogliamo?”, si è svolto ieri, 23 ottobre, a Cinquefrondi (RC), in collaborazione con il Frantoio delle idee, uno spazio culturale autogestito, sorto qualche anno fa e conosciuto nel territorio e non solo, per le lodevoli iniziative ed eventi culturali che ha finora realizzato. Ad organizzare l’evento, i docenti Rosanna Giovinazzo, Alba Oppedisano e Fabio Auddino di Insegnanti calabresi-Partigiani della scuola pubblica, comitato che, da tempo, lotta ed attua forme di resistenza contro un modello di scuola, e quindi di società, che si pone in netto contrasto con i valori che stanno alla base di una sana formazione umana, culturale e civile degli studenti. Uguaglianza, diritti, doveri, valori VS disuguaglianza, discriminazione, tecnocrazia, plutocrazia. I docenti organizzatori ed anche relatori hanno approfondito i contenuti della legge 107, partendo proprio da queste considerazioni; hanno poi analizzato i punti maggiormente critici della legge stessa che, per la sua impostazione aziendalistica e verticistica, è da considerarsi inemendabile. In particolare, si è parlato di merito e valutazione dei docenti, di alternanza scuola-lavoro, dei poteri del dirigente-manager, di Albi territoriali e mobilità dei docenti, di fatto precarizzati, dei finanziamenti privati nelle scuole, della minacciata libertà d’insegnamento, delle detrazioni fiscali per chi frequenta scuole private, di deleghe in bianco ed altro ancora. Di tutti questi punti sono stati messi in rilievo i profili di incostituzionalità, più volte analizzati e ribaditi da illustri costituzionalisti, tra i quali il giudice onorario della Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato.
In ultimo, si è dato spazio agli interventi del pubblico, soprattutto docenti e studenti.
Questi ultimi, lamentando una scarsa informazione, si sono ripromessi di documentarsi meglio e di contattare i gruppi di studenti calabresi che stanno portando avanti un’analoga lotta a quella dei comitati di docenti e a stretto contatto con essi.

“INSEGNANTI CALABRESI” RELATORI PER LA SCUOLA AL CONVEGNO A.N.P.I.

Gli “Insegnanti calabresi”- PSP Partigiani della Scuola Pubblica- hanno parlato di Scuola alla conferenza organizzata dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia): Per una scuola di” sana e robusta Costituzione”, presso la Libreria Ubik, di Catanzaro Lido la mattina di domenica 4 ottobre. Mario Vallone ha inquadrato la conferenza in un ciclo che l’ANPI dedicherà alle riforme messe in atto da questo Governo che contrastano apertamente con i valori della Costituzione .
Per i Partigiani della Scuola Pubblica -Insegnanti Calabresi hanno relazionato le prof.sse Rosanna Giovinazzo di Cinque Frondi (RC) e Bianca Laura Granato (Catanzaro).
La professoressa Giovinazzo ha ripercorso i momenti salienti delle varie riforme scolastiche da Berlinguer a Giannini, che hanno preparato l’humus per l’approvazione della legge 107/2015, completando e realizzando il disegno di una scuola verticistica ed aziendalistica. Modello di scuola che mina pericolosamente, in nome di un’ideologia tecnocratica e plutocratica, i principi fondanti della scuola come luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica
La legge 107 di Riforma della scuola è la tragica conclusione di una sequenza di riforme partite dagli anni ’90 con Luigi Berlinguer, che hanno visto il graduale orientamento della scuola pubblica verso una gestione autonoma e verticistica, lo svuotamento graduale dei curricoli scolastici a beneficio di una offerta formativa extra-curricolare ed infine il taglio di numerose ore (anche caratterizzanti gli indirizzi) dai piani di studio. Tutto ciò ha portato ad un graduale scadimento dell’efficacia formativa della scuola e ad una graduale differenziazione degli istituti, condizioni lesive del principio delle pari opportunità, sostiene la prof.ssa Giovinazzo. Questa ultima riforma ha costituito il “colpo di grazia” alla scuola pubblica, trasformandola in qualcosa di irriconoscibile più somigliante ad una azienda scolastica che non a ciò che prescriveva la nostra Costituzione.
La prof.ssa Granato si sofferma su alcuni contenuti della riforma particolarmente gravi sotto il profilo costituzionale: l’introduzione di soggetti privati nel ruolo inedito di “azionisti” della scuola pubblica, i quali imporranno la loro linea pseudo-pedagogica ai dirigenti, che della scuola non saranno più che degli amministratori delegati. L’autonomia di quest’ultimi è solo fittizia: i Docenti dovranno seguire le prescrizioni imposte al Dirigente dai soggetti esterni, da cui la valutazione sarà inevitabilmente condizionata e i titoli di studio conseguiti dagli studenti saranno inattendibili. Questo é il primo passo per una sperequazione degli alunni su base plutocratica: i soggetti provenienti da situazioni economiche più forti avranno accesso ad una carriera scolastica facilitata, mentre i soggetti deboli anche meritevoli soccomberanno di fronte alle insormontabili difficoltà economiche messe in campo da questa legge e dalle altre riforme che il governo ha progettato per smantellare pezzo per pezzo il welfare. Fa parte di questo scellerato disegno l’abolizione della scuola statale dell’infanzia, riaffidata agli enti locali con compartecipazione delle famiglie, il sostegno alla didattica cancellato, le classi pollaio più piene di prima, i piani di studio ridotti all’osso dalla Gelmini mai più ripristinati nonostante la sentenza del TAR del Lazio e il commissariamento del MIUR. Questa la triste”buona scuola” di Renzi, un progetto sponsorizzato attraverso slogan fallaci e diffamazione gratuita ai danni della classe docente. Il tutto mandato ad effetto tramite i media nazionali compiacenti che hanno oscurato e continuano ad oscurare ogni voce di dissenso.
Molti gli interventi dei partecipanti, Alba Oppedisano, che ha ricordato le restrizioni al diritto di sciopero dopo la Riforma Moratti, quindi l’introduzione della precettazione in caso di sospensione degli scrutini finali, misura che ha vanificato le ultime proteste del personale scolastico sia pure quasi unanimi; Eligio Basile che ha parlato dei pasticci e degli abusi che già avvengono tra ATP e scuole, dove già si possono individuare facilmente i docenti “protetti” e clientelarizzati; Luigi Cozza che ha inquadrato le problematiche della scuola italiana nella politica europea; Rita Militi che ha affrontato il problema del sostegno in Europa, paventando la soluzione delle classi differenziali o meglio delle scuole differenti nelle quali è segregata l’utenza con disturbi di apprendimento in Germania. Per ultimo, l’avv. Ernesto Mazzei nell’esprimere soddisfazione per il movimento di protesta che si leva dal mondo della scuola, ha fatto notare come questi provvedimenti seguano tutti la medesima logica: quella della riduzione drastica dei diritti dei lavoratori e dello svuotamento della Costituzione. Il job’s act ha quasi cancellato l’art. 18 e la prossima mossa sarà l’adeguamento dei contratti del pubblico impiego a quelli privati.
A conclusione degli interventi la riflessione unanime sul fallimento della politica italiana nella conduzione del Paese verso una politica che pone al centro l’obiettivo economico e trascura l’uomo, una politica che non salva neanche l’economia, visto che i costi sociali del depauperamento della classe lavoratrice aumentano a dismisura e sono a carico dello Stato, mentre imprenditori sempre più incapaci sperperano le risorse, corrompono i politici, incamerano i profitti e affamano i lavoratori senza produrre ricchezza. Il Governo Italiano e la politica italiana hanno fallito nel perseguire per 20 anni la privatizzazione producendo povertà senza ridurre il debito pubblico, la crisi non è che l’effetto di questi gravissimi errori che hanno portato e stanno portando lo stato italiano in dismissione. Gli Insegnanti Calabresi porteranno avanti la loro lotta contro tutte le riforme scellerate che stanno distruggendo il welfare senza esito positivo di sorta in alcun settore e non arretreranno fino al ripristino dello stato di diritto pensato e descritto dai Padri Costituenti per tutto il popolo italiano delle generazioni presenti e future.

Gli Insegnanti calabresi solidarizzano con gli studenti e partecipano alle manifestazioni contro la Riforma della Scuola

I comitati dei docenti autoconvocati di tutte le province calabresi -Insegnanticalabresi PSP- Partigiani della Scuola Pubblica, parteciperanno alla settimana di scioperi e sensibilizzazione che i comitati studenteschi stanno organizzando.
L’autunno caldo della scuola ha inizio. Domani si svolgerà la prima manifestazione studentesca in tutte le piazze delle città italiane. Gli alunni dichiarano il proprio dissenso nei confronti della legge sul Jobs Act e sulla cosiddetta riforma della “Buona Scuola”. Il loro No è rivolto ad una legge che assegna ruoli sul modello aziendale verticistico, con una scuola in cui il ds-manager compie scelte, assegna compiti, dà direttive. Il collegio docenti viene svilito nel suo ruolo, non più luogo decisionale, ma di sola approvazione di scelte compiute dal ds in maniera univoca.
Gli alunni perdono, nei fatti, il loro diritto ad un’istruzione libera, con medesimi diritti, mentre vengono avviati ad essere solo futura forza lavoro. Non lavoro etico, fatto di scelte consapevoli e partecipate, ma lavoro d’esecuzione in cui c’è chi comanda e chi esegue.
Gli alunni chiedono maggiore partecipazione alla vita decisionale scolastica che li vede protagonisti, lottano per libri di testo e trasporti gratuiti, rifiutano l’obbligatorietà del “contributo scolastico” e la realizzazione di progetti farsa in cui i privati , le banche, le fondazioni, le multinazionali potrebbero entrare a gamba tesa nella scuola, imponendo le loro pretese.
Inoltre non accettano lo sfruttamento a cui verrebbero sottoposti con l’esperienza dell’alternanza scuola/lavoro che li vedrebbe manodopera da sfruttare.
Inoltre, temendo la imminente riforma della “Buona università “, con cui il governo Renzi di prepara a dare continuità al suo progetto di controllo delle menti, anticipano la lotta per i diritti degli studenti con minori possibilità economiche, rifiutando il cosiddetto “Fondo nazionale di Merito ” con cui si uccide il diritto allo studio e anche i “prestiti d’onore ” che spingono i neolaureati ad indebitarsi con le banche nella costruzione del loro futuro.
Gli alunni rifiutano di essere sottoposti ad un progetto formativo che li spinge ad essere solo competitivi, anziché stimolarli ad una crescita basata sul confronto e la partecipazione. Chiedono una scuola inclusiva, in cui crescere coltivando le proprie potenzialità e i loro sogni.
Tutti in piazza quindi domani 2 ottobre e poi il 9 ottobre, attraverso una settimana di chiarezza, conoscenza e confronto.