Appello per la Scuola Pubblica. Posizione congiunta sulla “Didattica a distanza” e sulla politica del MI

Appello per la scuola pubblica

Ass. Naz. Per la scuola della Repubblica-Extra nos-Lavoratori Autocovocati Scuola- LipScuola-Manifesto dei 500-Partigiani della scuola pubblica-Scuola bene comune

Posizione congiunta sulla “Didattica a distanza” e sulla politica del MI

viruscoronaDa più di un mese le attività didattiche nelle scuole sono sospese. Mentre scriviamo veniamo a conoscenza di colleghi colpiti dal Coronavirus, di famiglie delle nostre scuole coinvolte in situazioni drammatiche, di difficoltà lavorative e quindi economiche che si aggiungono a quelle di gestione famigliare. Prima di sottoporre al mondo della scuola alcune riflessioni, vogliamo innanzitutto esprimere la nostra vicinanza a tutti, in primis a chi vive le situazioni più difficili.

Vogliamo stringere virtualmente in un abbraccio bambine/i, ragazze/i il cui unnamedimmaginario non potrà non essere condizionato da tutto ciò che stiamo vivendo. Come associazioni della scuola che da un anno sono unite, con altre categorie, nella battaglia per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, sappiamo che la situazione che viviamo è una situazione d’emergenza, nella quale ciò che conta è prioritariamente la salute, la vita. Ma sappiamo anche che in questo momento molti si interrogano giustamente sulle politiche che ci hanno portato fin qui e su come si stia affrontando questo enorme problema.

In un attimo sono volate in aria tutte le affermazioni che intendevano isolare la scuola dal processo di Autonomia differenziata, come se istruzione, sanità e altri settori fossero elementi distinti.

Forse un insegnante non sarebbe toccato dalla regionalizzazione della sanità?”, scrivevamo.

La risposta è nei fatti. E la scuola? Dimostrando un doveroso attaccamento agli allievi e alla propria professione, istintivamente e senza attendere direttive, la maggior parte degli insegnanti non ha aspettato per attivarsi e garantire, come possibile, il proseguimento a distanza della didattica.

La stragrande maggioranza lavora molto più del normale, senza orari, senza sosta. Da parte loro le famiglie si sono trovate in condizioni difficili: ai problemi di questo periodo si sono aggiunte le difficoltà tecnologiche, quelle di abitazioni piccole, quelle del contemporaneo lavoro a casa dei genitori. E purtroppo anche le preoccupazioni di salute o di reddito. Ma la maggioranza si è attivata, ha cercato di fare il possibile, ha dimostrato di dare un grande peso all’istruzione.

A distanza di un mese s’impone un primo bilancio: una scuola “a distanza” non può essere vera scuola E’ vero, come è stato detto da molti, insegnanti, genitori, alunni: mai come oggi comprendiamo il valore della scuola reale e dello stare a scuola; di un rappordidattica-a-distanza-agerola-3275966.1024x768to diretto e costante, che si configura nella relazione e nella cura, unici elementi che possono determinare sapere realmente significativo.

Abbiamo – anche nei migliori casi – la netta percezione di quanto questi elementi umani ed umanistici diventino insostituibili per connotare il processo di insegnamento-apprendimento nel senso di una spendibilità culturale, politica, etica, realmente sostenibile e diretta conseguenza della funzione che la scuola deve continuare ad avere, come serbatoio di pensiero critico-analitico, di palestra di complessità, di approccio ad una cittadinanza consapevole.

E pertanto – non dovrebbe essercene bisogno – diffidiamo chi, esaltando le attuali drammatiche condizioni, volesse produrre accelerate miopi, ravvisando in dotazioni e pratiche tecnologicamente adottate stabilmente una prospettiva praticabile per il futuro.

Il tentativo di ammantare il risparmio di spesa esaltando avvenirismo e modernità (parole chiave del Neoliberismo, con il suo corredo ideologico di efficientismo, autoimprenditorialità) ha già prodotto danni incommensurabili in tanti settori dei diritti universali, scuola compresa.

Rivendichiamo la funzione centrale (esistenziale, politica, culturale, etica) del magis-ter, dove il “più” contenuto nell’etimo rappresenta precisamente ciò che nessuna macchina potrà mai surrogare. Ma bisogna andare oltre: è la scuola della Repubblica ad essere rimessa in causa…

E’ necessario allora ripartire ancora una volta dai principi, quelli dell’art. 3 della Costituzione, combinato con gli art. 9, 33 e 34:

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Non è solo un problema di rapporti umani, di accesso alla tecnologia, di “dotazioni” e linee internet: è l’uguaglianza dei diritti che viene rimessa in causa senza il quadro della scuola, i suoi programmi, la libertà d’insegnamento (rimessa in causa), senza le aule uguali per tutti, gli orari, le regole, i rapporti. E allora va detto chiaramente: l’esplosione di soluzioni, proposte, orari di lezione e lavoro, carichi dei compiti, il non controllo del quadro generale e delle possibilità di “frequenza” degli alunni, della validità delle verifiche, dei voti, rappresenta in sé, oltre che un grosso problema per docenti e famiglie, un vettore di diseguaglianze che impediscono di garantire a tutti l’accesso all’istruzione e ai docenti l’esercizio della loro vera professione. … ed è il Ministero che esalta questa distruzione!

Ma se questo è in parte comprensibile e gli insegnanti non ne hanno responsabilità, anzi fanno di tutto per superare gli ostacoli, ciò che è inaccettabile è che “in alto” il Ministero, con le sue note, si faccia promotore di queste diseguaglianze, di questo caos, di una concorrenza frenetica e distruttiva delle scuole, cioè dell’esatto contrario del ruolo che dovrebbe avere!

Inaccettabile, ma non casuale: se oggi il ministro rivendica note e circolari “illegittime e inapplicabili” (come indicato dai sindacati che ne chiedono giustamente il ritiro), offensive delle condizioni in cui si trovano docenti e famiglie, circolari che tra l’altro alimentano le tensioni all’interno del mondo della scuola, ciò è la logica conseguenza dell’aver dimenticato e calpestato per trent’anni i principi della scuola della Repubblica e dell’aver anteposto – riforma dopo riforma – il mantra di una presunta modernità e di una necessaria modernizzazione come panacea ai mali della scuola e come prospettiva privilegiata di intervento.

Se il Ministero è lontano anni luce dalle problematiche reali, se alimenta la babele del “si faccia di tutto e di più”, il motivo è semplice e lo accomuna alle centinaia di ditte, banche, organizzazioni che, come avvoltoi, parassiti di un parassita (il Covid-19) si sono gettati sulla scuola con le loro offerte: per anni lo stesso Ministero ha promosso questo processo, lo ha alimentato con l’Autonomia, ha cercato di inserire la tecnologia nella scuola non, come si dovrebbe, per realizzare al meglio l’art. 3 della Costituzione, ma per stravolgerlo e aprire un mercato scandaloso, per mettere in concorrenza le scuole, per svuotare il senso della conoscenza a favore della “competenza”, per differenziare i programmi, annullare il valore dei voti e dei titoli di studio.

Oggi se ne vedono i risultati: deregolamentazione totale, diseguaglianze, diritto all’istruzione potenziato per alcuni e negato per altri, porte aperte al fai da te e alla penetrazione del privato (e di che privato, spesso!).

E troppo spesso, un vulnus inflitto anche alla libertà di insegnamento, complice la convinzione che irreggimentare la propria didattica in percorsi e strumenti precostituiti da case editrici in cerca di un facile profitto potesse essere la strada verso la “modernità” tanto evocata. Inconsapevoli, però, che attraverso quelle pratiche il “pensiero pedagogico unico” ha avuto buon gioco nell’infiltrarsi e nell’affermarsi. Se oggi il Ministero arriva a dire che questa è la scuola “della Costituzione” è perché dopo trent’anni non sa più nemmeno che cosa essa sia!

E’ grave per oggi ed è grave per domani perché, se si perde il senso della scuola della Repubblica fino a questo punto, è immaginabile che questo periodo venga poi utilizzato, come addirittura il capo del governo annuncia in Parlamento, evocando una trasformazione in chiave digitale della scuola, dell’università e del lavoro tutto, per spingere ancor più i processi di deregolamentazione e mercificazione della scuola, di promozione delle “competenze” al posto delle conoscenze.

Ed è questa la riflessione che proponiamo a tutti: costretti nelle condizioni attuali, restiamo però coscienti non solo dei limiti oggettivi di ciò che facciamo, ma dei principi che muovono la scuola della Repubblica e del fatto che la battaglia di ieri per difenderli è la battaglia di oggi e sarà ancor più la battaglia di domani.

Evidentemente, prima ci sbarazziamo del Coronavirus e meglio è per tutti. Ma che si porti via anche la retorica della cosiddetta “didattica a distanza” e possiamo tutti quanti, pur con gli strumenti che stiamo acquisendo, non rimanere contagiati dalle parole del ministro e dagli interessi di chi vede nella situazione attuale, anche se non lo dice apertamente, una “normalità” – o anche solo elementi di normalità – per il futuro, cosa che rappresenterebbe un’ulteriore, esiziale spallata alla scuola della Repubblica.

Ass. Naz. Per la scuola della Repubblica-Extra nos-Lavoratori Autocovocati Scuola- LipScuola-Manifesto dei 500-Partigiani della scuola pubblica-Scuola bene comune.

Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune: Pandemia, supportiamo e aderiamo a queste importanti iniziative in atto

In questo preciso momento storico, riguardo alla pandemia da coronavirus, devono essere fatte scelte coraggiose per arginare l’emergenza, sacrificando comparti non vitali.

Dato che tutte le attività “non strategiche” sono state bloccate dal Governo, a partire la lunedì 23 marzo, noi PSP intendiamo sostenere alcune importantissime posizioni, petizioni e iniziative

  • “Un Respiratore ti salva la vita un PC no” è una petizione del Coordinamento scuole Viterbo che invitiamo a sottoscrivere a chi, come noi, è convinto che un respiratore può salvare una vita, un tablet invece no.

https://www.change.org/p/sergio-mattarella-emergenza-coronavirus-il-coordinamento-scuole-viterbo-risponde?recruiter=false&utm_source=share_petition&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_medium=whatsapp&utm_content=washarecopy_20954616_it-IT:v5&recruited_by_id=5e2b3ff0-6a1d-11ea-ad01-9fad5e57e89f&share_bandit_exp=skip-20954616-it-IT&share_bandit_var=v0&fbclid=IwAR23WeB0Zdv63LiZm-9qtr4Oo65RenEWv2Y4OPFeVol1w3n0-2937LNkgI8

Anzi, la valutazione sulla didattica a distanza può generare anche ulteriore stress, che accumulandosi a quello che già si sta vivendo per le notevoli e necessarie condizioni di ristrettezze e di limitazione degli spazi e delle libertà individuali, può generare stati di ansia e di depressione che non giovano certo a garantire una serena e obiettiva valutazione dei probabili, o improbabili, risultati didattici che si sperano di ottenere. Inoltre  non vorremmo che i soldi destinati ad alunni non abbienti, per combattere la dispersione digitale, vadano dirottati dalle scuole su improvvisati e fumosi webinair a pagamento o enti privati di formazione, dal momento che già da soli, noi docenti stiamo utilizzando le gratuite google classroom

  • “Reddito di base di emergenza per l’UE” è una petizione rivolta all’Europa con la quale si chiede di: creare uno strumento finanziario guidato dall’UE per sostenere tutti gli Stati membri dell’UE nella rapida introduzione di un reddito di base incondizionato come misura urgente, per fornire un sollievo rapido e non solo formale a tutti gli individui e gli attori economici in Europa, la cui sicurezza economica e la cui esistenza è minacciata dalla crisi del coronavirus”. Quindi Firmiamo su:

https://you.wemove.eu/campaigns/Reddito-di-base-emergenza-in-europa?utm_campaign=JSE2UnOzOs&utm_medium=whatsapp&utm_source=share

Uno stato depressivo che a breve, non appena saranno esauriti gli ultimi risparmi dei lavoratori precari, in part-time, autonomi,  in nero o anche dei proprietari di attività commerciali “non strategiche”, che interesserà una miriade di persone che si ritroveranno nella indisponibilità a procurarsi del cibo e beni di prima necessità. Si deve prevenire questo inevitabile stato di cose fornendo una liquidità immediata alle famiglie e ai soggetti a rischio.

3)     “Basta morti, bisogna chiudere tutto”. Per il 25 marzo è stato indetto uno sciopero nazionale generale del sindacato di base USB che ha l’obiettivo di tutelare tutti quei lavoratori che sono stati lasciati esposti al rischio di contagio. Pertano aderiamo a questo sciopero.

“Per USB non solo rimangono intatti ma oggi diventano paradossalmente ancor più rilevanti quei caratteri di urgenza e di emergenza che l’hanno indotta a proclamare uno sciopero generale per mercoledì 25 marzo affinché tutte le attività effettivamente non indispensabili si fermino ed in difesa di tutti i lavoratori che comunque dovranno continuare a rimanere in servizio, perché si adottino veramente tutte le tutele di cui hanno diritto.”

Noi Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune aderiamo convinti che la tutela della salute collettiva, il sostentamento reddituale e la vita stessa vengano prima di tutto.

SBC e PSP: Disporre la chiusura delle scuole, snellire gli adempimenti di fine anno scolastico e difendere la didattica a distanza dalle ingerenze da parte di formatori improvvisati e finanziati con risorse destinate ad alunni non abbienti

 In questo drammatico momento, oggi ci sono stati oltre 600 morti, per S.B.C (Scuola Bene Comune) e P.S.P.(Partigiani della Scuola Pubblica) è arrivato il momento delle scelte radicali e coraggiose in cui il diritto alla salute, meglio si direbbe, alla vita, diventa il bene primario e la Scuola, detto senza ipocrisia e retorica, in questa situazione non è da considerare più un servizio essenziale e il diritto alla sopravvivenza, anzi l’istinto alla sopravvivenza, prevale anche su quello allo studio.

Oggi sono essenziali le sole filiere alimentare e sanitaria e bisogna chiudere tutto secondo il modello della Cina.

Sappiamo che il Governo si appresta il prossimo 25 marzo a prorogare al 3 maggio la riapertura delle scuole e in realtà siamo anche stufi di queste date che da decreto a decreto procedono di proroga in proroga, per noi il termine é del tutto teorico, le scuole potrebbero restare chiuse e riaprire direttamente a settembre e sembra questa la situazione più probabile.

Ora le scuole vanno tutte chiuse e, non solo, va prevista la sospensione dell’attività didattica, come sta accadendo con i decreti che si sono succeduti dal 5 marzo.

La didattica a distanza, va immediatamente sburocratizzata e lasciata alla libera gestione dei docenti circa i tempi e i modi nonché centrata sulle condizioni che insegnanti e studenti stanno vivendo in questo momento, senza alcuna ingerenza dei D.S. e del M.I.

La nota Bruschi del 17 marzo va ritirata, ci rendiamo conto che dalle comode poltrone di Viale Trastevere non si ha il polso di quanto sta accadendo nella vita della gente.

Aspettiamo dalla Ministra Azzolina non un nuovo video ma un provvedimento urgente con indicazioni chiare e concrete sulla procedura per la conclusione dell’anno scolastico 2019/20, e sugli esami finali di scuola secondaria di primo grado e di Stato, che potrebbero addirittura essere svolti on line.

Noi come sempre non faremo mancare le nostre proposte.

Inoltre, per un’ apertura regolare del prossimo anno scolastico, a meno che non si voglia farlo slittare ad ottobre, si chiede di prorogare lo svolgimento dei concorsi speciale e ordinario in autunno unitamente al V ciclo TFA sostegno e di prorogare di un anno le graduatorie di istituto, attivando nel contempo immediatamente le procedure della mobilità con l’annuale ordinanza che era stata prevista per il 16 marzo.

SBC ( Scuola Bene Comune) PSP ( Partigiani Scuola Pubblica)

Risposta dei PSP- SBC alla Ministra Azzolina intervenuta tramite segreteria dopo la contestazione dei docenti alla nota ministeriale di Bruschi

Spett.le

Segreteria Ministra Istruzione On.le Lucia Azzolina

Sede – Comunicazione a mezzo email: segreteria.azzolina@istruzione.it

 

Oggetto: Nota M.I. n° 388 del 17.03.20, a firma Dott. Bruschi; Nota Docenti; Vs. riscontro

          In rif. a quanto in ogg., corre preliminarmente l’obbligo di ribadire convintamente il contenuto tutto della propria nota; inde, a seguito di lettura attenta del Vs. cortese e sollecito riscontro, la prima sensazione che ne scaturisce è la costernazione; tuttavia, da “bravi Insegnanti”, lungi dall’ipotizzare che l’interlocutore non abbia compreso quanto era intenzione comunicare, prontamente ci si mette in discussione e, sicuri di non esserci “spiegati con adeguata chiarezza”, riesporremo, con altri termini, ma con medesima passione, il messaggio.

          Intanto si ringrazia per aver rammentato ai “distratti” –a dire il vero ben pochi fra noi- il contenuto dell’art. 27 CCNL 16-18 che traccia compiutamente l’insieme delle competenze che delineano il profilo prof.le dei docenti, nel quale anzi, a scanso di ulteriori equivoci, preme precisare che: ci si identifica; lo si applica quotidianamente on field; ben si attaglia alla caleidoscopicità del ruolo; e dal quale non ci si intende discostare.   Dunque, sul punto, nulla quaestio.   Il punctum explanandum è invece ben altro e, stante la precipua “deformazione professionale, attiene, invero, ai Discenti.   Ossia, ponendo in essere interpretazione autentica del ns. scritto, ex punto 1) –Nessun docente può avere esperienza e competenza didatticaforse era questo il termine chiave sfuggito al lettore disattento- dell’uso della didattica tramite piattaforma digitale…-  s’intende chiarire che nessun docente, in un ambiente virtuale, può avere contezza, né esperienza delle ricadute, e/o delle competenze di apprendimento dello Studente in rif. a una lezione in modalità digitale.   E’ dunque evidente che il richiamo al succ. art. 27 C.C.N.L., pur utile, è tuttavia, nel caso de quo, assolutamente inconferente.

Punto 2): Ancora più evidente allora che il “riesaminare le progettazioni di inizio anno, al fine di rimodulare gli obiettivi formativi…” è un assoluto nonsense in mancanza di un immediato e imprescindibile feedback cui i docenti, loro malgrado –e contrariamente ai funzionari che si occupano di apparati, burocrazia, e apparati burocratici insieme- sono abituati enon riescono a fare a meno!   Il tutto impensabile in ambiente digitale.

Punto 3) la dimensione e il momento docimologico, sono forse gli aspetti più delicati di quel complesso insieme di cui si è pure discettato: orbene, a tal proposito, preme rammentare a chi legge -senza alcun sotteso profilo di autoreferenzialità- che la classe docente è intimamente e pervasivamente onesta, sub diversi profili: intellettuale, professionale, etico.   Tanto imprescindibilmente premesso è evidente che essa non può minimamente indulgere a un processo valutativo così scarsamente genuino, veritiero e verificabile quale quello che si dovrebbe trarre da dietro le quinte di una ipotetica e sicuramente “oscurata” webcam.

Punto 4) siamo “sollevati” che codesta Segreteria sia consapevole che le note ministeriali non abbiano, nel ns. sistema costituzionale, rango normativo: ne dovrebbe allora assiomaticamente propalare il pieno riconoscimento dell’intrinseca verità del corrente punto, che –repetita iuvant, come in classe!- ci piace testualmente riproporre: “Come si può considerare valido uno strumento che non è previsto per la didattica di classe e non è normato dalla legislazione scolastica?”

Il Vs. riscontro si chiude democraticamente con la richiesta delle ns. “qualificate proposte”: beh, noi docenti di disciplina siamo profondamente convinti che la tuttologia non paghi e che…a ciascuno il suo.   Tuttavia cogliamo di buon grado l’opportunità e proponiamo la semplice applicazione del processo normativo: 1. una attenta, capillare e “sensibile” –nel significato etimologico del termine- osservazione della realtà dei ns. Studenti tutti, da quella di chi abita a Milano fino giù a Canicattì, non tralasciando Oristano; 2. la conseguente, “coraggiosa” emanazione di un atto avente forza di legge, con TUTTE le garanzie a esso sottese, in luogo di fuorvianti e destabilizzanti atti ministeriali.   La ricchezza e complessità del ns. mondo la merita tutta.

Non si può che coerentemente concludere con l’ancora più convinta richiesta di RITIRO IMMEDIATO della brutta nota ministeriale di cui in ogg.

Partigiani della Scuola Pubblica

Scuola Bene Comune

Circolare Miur sulla DAD di Max Bruschi: L’elefante ha partorito il topolino

La circolare ministeriale del 17-03-2020 firmata dal dott. Bruschi si limita a elencare le pratiche di didattica a distanza consigliate sulla base di quanto fino ad ora sperimentato dalle singole scuole, senza fare riferimento a quali siano invece i doveri degli studenti in merito alle interazioni che debbano avere con i docenti.

È previsto un obbligo a partecipare alle lezioni online? Non si evince. Se non vi è obbligo, su quali basi si imposta il lavoro di verifica costante e valutazione degli apprendimenti nonché l’efficacia dell’azione didattica?

Ancora una volta emerge che il Ministero nonostante tanti sbandierati annunci non intende assumersi le responsabilità che solo ad esso spettano connesse alla validità dell’anno scolastico in termini di certificazione degli apprendimenti, continuando a non fornire agli operatori strumenti utili per esercitare formalmente la propria funzione e lasciando tutto alla iniziativa dei dirigenti scolastici e degli insegnanti , che nulla possono ove dall’altra parte per un motivo o per un altro non vi sia risposta.

Allora, se alla domanda sulla chiusura dell’anno con 6 politico si risponde “no”, come si pensa con questi “consigli” di conferire attendibilità e uniformità agli esiti della azione didattica a distanza? A chi legge la circolare sperando di trovarvi delle risposte non sfuggono le numerose incoerenze e la inconsistenza di fondo del supporto dato alle scuole, da “armiamoci e partite”, secondo le migliori e consolidate tradizioni a cui le scuole hanno dovuto fare il callo in tanti anni di autonomia.

Speriamo dunque nella clemenza della sorte che ci consenta di uscire dall’emergenza in tempo per recuperare i giorni perduti, altrimenti brancoliamo nel buio.

  • Partigiani della Scuola Pubblica
  • Scuola Bene Comune

PSP-SBC: “Didattica a distanza? Sì, ma cum grano…docentis.”

ipad-tablet-technology-touch-600x400Una situazione, quella in cui ci troviamo, difficilissima e unica nel suo genere, perchè mai verificatasi prima.

Una situazione di grave emergenza dunque che, come tale, deve essere affrontata. Relativamente alla didattica a distanza, anch’essa deve essere considerata e gestita tenendo conto solo del fattore EMERGENZA : è indubbio infatti che, in questa situazione, devono essere messi in atto la deontologia professionale ed il  senso del dovere di ogni docente per programmare e svolgere attività formative a distanza, pur in assenza di obbligo contrattuale.

Ma è altrettanto indubbio che la didattica a distanza non potrà MAI sostituire la didattica d’aula perchè il contatto diretto docente/discente è insostituibile.

 Insegnare non vuol dire solo trasmettere informazioni, nozioni, ma anche e soprattutto insegnare a ragionare, ad argomentare, a pensare attraverso degli specifici dati conoscitivi. S’insegna anche con la testimonianza di vita, con la coerenza, con l’esempio. Insomma, l’insegnamento non può, proprio per la sua peculiare natura, essere sostituito da qualsivoglia “soluzione tecnica”.

E’ vero che ci sono valide esperienze di utilizzo delle nuove tecnologie nelle nostre scuole, ma sempre rispettando il rapporto in presenza e la relazione educativa, fattori questi dai quali non si può e non si deve mai prescindere.

Guai ad indicare, dunque, nella didattica a distanza, la nuova frontiera della pedagogia, come da certi umori si percepisce.

La logica, l’impianto della Legge 107, che ha portato a compimento il disegno aziendalistico di certa politica, da noi PSP e SBC sempre avversata, ci preoccupa anche in tal senso.

Così come ci preoccupano anche parole “moderne” quali facilitatore (al posto di docente??!!…) Non dimentichiamo che il comma 200 della L. 107/15 recita testualmente:  “Al comma 7 dell’articolo 19 del decreto-legge 6  luglio  2011,n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011,  n.111, la parola: «docente,» e’ soppressa.” La parola docente SOPPRESSA!! E le parole -e, soprattutto, la loro deliberata omissione!-hanno un peso, un enorme peso.

La didattica a distanza, dunque, utilissima in questo momento di preoccupante emergenza, che ci auguriamo finisca al più presto, non dovrà mai essere pensata, neppur lontanamente, come una pratica sostitutiva della funzione pubblica, che è propria della scuola, e della correlata funzione docente.

 

PSP e SBC: Stop alle convocazioni dei ds contra legem: collegi docenti consigli e dipartimenti in sede!!

In un periodo così difficile per la vita del nostro Paese, come ieri evidenziato in modo accorato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal Presidente del Consiglio prof Giuseppe Conte, con una pandemia in atto da Corona Virus, che ha portato collegio_docentiil Governo alla sofferta decisione di sospensione dell’attività didattica in tutte le scuole, al momento fino al 15 marzo e all’attivazione voluta dalla Ministra Azzolina di una didattica a distanza non prevista dal CCNL e che i docenti stanno realizzando, ove possibile, per dovere verso gli studenti, i loro genitori, il Paese intero, il tutto per deontologia pofessionale, i Dirigenti Scolastici si inventano di tutto e di più per costringere i docenti a recarsi a scuola per riunioni straordinarie con il rischio concreto di infettarsi, infettare le loro famiglie, agendo così da moltiplicatori della dhangsoutiffusione del Corona virus.
Abbiamo già chiesto un intervento urgente della Ministra dell’Istruzione On Lucia Azzolina , affinché ripristini almeno il buon senso nelle Scuole dove ora regna la confusione ed abbiano termine queste convocazioni tanto inutili quanto pericolose e dannose per la salute e che stanno dando già vita ad innumerevoli contenziosi e a minacce di provvedimenti disciplinari con lettere riservate inviate ai docenti. In caso di mancanza di un chiarimento Ministeriale, che ci auguriamo come SBC e P.S.P. arrivi presto, invitiamo a non partecipare alle riunioni indette a volte anche in modo irrituale tramite Whatsapp, bisognerà costituirsi in coordinamenti di autodifesa e denunciare i DS all’autorità giudiziaria ex art.650 CP, avvertendo nel contempo anche l’ASL competente.
S.B.C. ( Scuola Bene Comune
P.S.P. ( Partigiani Scuola Pubblica)

Abolizione chiamata diretta: I Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune chiedono le dimissioni della Ministra e del Presidente della settima Commissione Cultura

gallo[0]_Public_Notizie_270_470_3Nel difficile contesto di eccezionalità dettato dall’emergenza nazionale per il contenimento della diffusione del Coronavirus, i Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune, pur senza perdere il focus sulla difesa della salute nelle scuole pubbliche italiane, sentono di dover puntare l’attenzione sul disegno di legge (S 763) portato avanti dalla senatrice Granato.

Il ddl, dal titolo “Modifiche alla legge 13 luglio 2015, n. 107, in materia di ambiti territoriali e chiamata diretta dei docenti”, volto, dunque, all’abrogazione delle norme sulla chiamata diretta dei docenti e sugli ambiti territoriali, essendo già passato in Senato con parere favorevole in prima lettura (26 luglio 2019, n. C. 2005), avrebbe dovuto essere approvato proprio in questi giorni.

Attendiamo con impazienza il perfezionamento dell’iter legislativo di uno dei provvedimenti cruciali per dare quella svolta che da due anni ormai si attende rispetto a delle politiche scolastiche portate avanti durante la precedente legislatura contro tutto il mondo della scuola

Adesso Partito Democratico e Italia Viva hanno la possibilità di recuperare il credito perduto per aver agito in modo autoreferenziale nella costruzione di una scuola gestita in modo privatistico fuori da ogni logica di certezza delle regole e del diritto.

Il sostegno al disegno di legge volto all’abolizione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali da parte di PD, Mov 5 stelle e Italia Viva è un gesto di responsabilità e di rispetto della maggioranza degli elettori che si è espressa su un modello di scuola antitetico rispetto a quello proposto con la legge 107/15. Il voto della scuola ha avuto un peso determinante, tenerne conto è un atto dovuto e politicamente corretto.

Non può passare inosservato il pericolo che con la mancata approvazione venga vanificato quanto fatto in questo senso, per arginare alcuni degli effetti nefasti della Legge 107 sullo stato di salute della scuola pubblica italiana, che sono sotto gli occhi di tutti.

Auspichiamo un atto di responsabilità attraverso un contributo determinante nella nuova compagine di maggioranza per ricucire uno strappo con il mondo della scuola che li ha portati alla debacle del 4 marzo 2018, altrimenti i Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune chiedono le dimissioni delle alte cariche ministeriali, ricoperte per la Scuola dagli appartenenti al Movimento 5 Stelle, la Ministra dell’Istruzione Azzolina e il Presidente della 7ª Commissione Cultura della Camera dei deputati Gallo Luigi, considerato che, nel permettere che tale importante provvedimento possa venire congelato per esclusive opportunità di alleanze politiche, stanno mostrando di non tenere in alcun conto il malessere da tempo denunciato all’interno della scuola pubblica italiana, sul quale, tuttavia il Movimento a cui appartengono ha fatto ampia campagna elettorale e riscosso consenso, sulla base di promesse – adesso possiamo dire – per la maggior parte disattese

PSP: CHIEDIAMO IL RINVIO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 29 MARZO

logo-pspNoi Partigiani della Scuola Pubblica chiediamo con forza al presidente della Repubblica Mattarella il rinvio del referendum del 29 marzo, poiché ristretto, limitato ed in alcuni casi inesistente, è il dibattito referendario.

Inoltre per i prossimi giorni si prospetta ancora un ulteriore decremento degli incontri pubblici per poter confrontarsi su un tema molto importante che riguarda la riforma della Costituzione con il taglio del numero dei parlamentari.

È un tema importante che riguarda la democrazia del nostro Paese,  proprio perché riguarda il numero degli eletti in proporzione alla popolazione. Una scelta che, pur giustificata con un risparmio di risorse, potrebbe invece determinare una forte diminuzione della rappresentatività democratica del paese e quindi  penalizzerebbe le regioni con una scarsità di popolazione o con una popolazione in notevole decrescita

Ci uniamo quindi alla proposta del “Comitato per il No”, tra cui il costituzionalista napoletano Massimo Villone il quale ha affermato che il 29 marzo è una data troppo vicina e non è possibile fare una campagna referendaria come è giusto che ci sia.

Infatti, spiega Villone, che l’emergenza determinatasi per il coronavirus, segnala la necessità di un rinvio della data del referendum sul taglio dei parlamentari, poiché il decreto approvato per il contenimento della diffusione del virus, prevede la sospensione di manifestazione O iniziativa di qualsiasi natura di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico privato anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, quindi anche politico.

Le scuole devono essere necessariamente igienizzate durante la chiusura

 

Anche i PSP si associano all’appello[1], lanciato dall’Associazione Nazionale Docenti del 25 febbraio, alla chiusura delle scuole, per consentirne la igienizzazione. Un appello rilanciato nella giornata odierna[2] in cui si rimarca quanto sia importante e necessaria l’igiene nelle scuole.

Bene fanno molti comuni che si stanno attrezzando in materia autonoma, venendo meno, in maniera precauzionale, all’informativa del premier Conte che non riteneva necessaria la chiusura nelle scuole delle regioni non focolaio.

Ed è proprio in Calabria che apprendiamo che il sindaco di Cetraro ha disposto, a partire dal 27 febbraio e per i giorni 28 e 29, la “chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado al fine di consentire un’attività di disinfezione e derattizzazione degli edifici scolastici”, ritenendo quindi “necessario ed urgente provvedere ad una straordinaria disinfestazione, derattizzazione e successiva sanificazione dei locali scolastici di tutti i plessi ubicati nel territorio comunale”.

Si ritiene necessaria estendere questa procedura d’urgenza a tutte le strutture scolastiche, in special modo gli istituti comprensivi e le scuole dell’infanzia, atteso che i bambini facilmente si scambiano oggetti e cibo fra di loro, sfuggendo spesso ai più rigidi accorgimenti degli insegnanti, chiamati in causa ed in prima persona ad effettuare pratiche igienico-sanitarie straordinarie. Nelle scuole spesso si registrano situazioni di precaria igiene dovuta anche allo scarso personale preposto allo scopo, che in poco tempo e senza strumenti sufficienti devono pulire, igienizzare e rendere sicuri ambienti ampi e complessi.

In Calabria si stanno verificando massicci rientri da zone a rischio con insufficienti, ed in molti casi carenti, controlli tali da allarmare la popolazione, così come dichiarato due giorni fa alla stampa: “Qui non c’è nessuno, nè sanitari, nè protezione civile. Siamo scesi dall’aereo e come se niente fosse stiamo rientrando. Potremmo anche avere la peste e nessuno lo saprebbe”. Nessun controllo all’aeroporto di Lamezia Terme ieri sera sui passeggeri di un volo arrivato da Milano, almeno secondo quanto hanno riferito i diretti interessati”.

Se è vero che non bisogna creare allarmismi è anche vero che la popolazione debba essere messa nelle condizioni di non allarmarsi.

 

[1] https://www.tecnicadellascuola.it/coronavirus-land-a-conte-chiudere-le-scuole-per-il-tempo-necessario

[2]https://www.tecnicadellascuola.it/coronavirus-preoccupazione-per-scuole-con-carenze-igienico-sanitarie