Abbiamo nostro malgrado appreso che la Cassazione non ha riscontrato il numero di firme valido per il referendum abrogativo richiesto per i 4 punti peggiori della Buona Scuola che a noi constava.
Purtroppo la concitazione degli ultimi giorni di raccolta con certificazioni per i firmatari fuori sede che non arrivavano, a causa del superlavoro dei comuni, con organico sottodimensionato, su ben 13 quesiti referendari contemporaneamente sottoposti al vaglio degli uffici elettorali, non ha consentito fisicamente ai membri del comitato di Roma di avere contezza materiale di tutto quello che perveniva!
Inoltre diversi moduli conteggiati sono stati invalidati per la decorrenza dei 3 mesi dalla vidimazione proprio per effetto di questi ritardi.
Pacchi con dichiarato il numero di firme sono stati consegnati in Cassazione in fiducia, senza che fosse materialmente possibile verificarne la congruenza, proprio per tutti i ritardi accumulatisi che hanno ridotto le operazioni all’ultimo giorno, per non dire minuto.
La raccolta firme non è stata una passeggiata: il governo con tutti i mezzi di informazione alle sue dipendenze non ha concesso alcuno spazio alla divulgazione delle operazioni di raccolta nei canali mediatici nazionali: tutta l’informazione è passata solo attraverso i social e i passaparola.
Nessuna notizia è mai trapelata della raccolta delle firme su nessuna testata nazionale. La raccolta è stata resa oltretutto molto difficoltosa da una serie di impedimenti logistici; dal fatto che il Comune di Roma, per esempio, era commissariato, quindi per poter allestire i banchetti in presenza di un autenticatore c’è stata la necessità addirittura di pagare tale figura, perché i consiglieri comunali non potevano essere utilizzati a questo scopo.
In altri comuni i consiglieri comunali non sono stati neanche autorizzati dai loro sindaci per autenticare le firme.
Inoltre, come abbiamo visto, poiché simultaneamente la raccolta avveniva per ben 13 quesiti inerenti sia alla scuola che ai beni comuni che al job act che all’Italicum, tale operazione è risultata oltre che massacrante per tutti i volontari i quali ovviamente dovevano ritagliare gli spazi per attendervi dal loro lavoro, anche di complessa realizzazione, per la difficoltà anche di veicolare le informazioni indispensabili su tutti quesiti ai possibili firmatari.
Non riteniamo che la Giannini debba gongolare per questo risultato, visto che esso è dipeso soprattutto dagli ostacoli messi in atto dal governo .
Se il cittadino sacrifica le proprie energie, il proprio denaro e il proprio tempo libero per ovviare ad una legislazione errata e non condivisa così invasiva, il governo non ha nessuna buona ragione per stare allegro. Al momento della raccolta firme, non tutti i danni delle norme approvate con colpi di fiducia e violenze sui parlamentari erano state svelate.
Oggi la “buona scuola” non ha bisogno di presentazioni, in tutta Italia gli effetti devastanti di questa riforma sono ben noti.
L’alternanza scuola lavoro addirittura assegnata in convenzione al Mac Donald’s, i docenti valutati dai dirigenti con criteri tutti difformi ; il bonus di merito assegnato a chi in aula non mette piede, la chiamata diretta effettuata con procedure discutibili e sulla base di competenze indicate ad personam, le assegnazioni dei docenti agli ambiti avvenute senza trasparenza e con numerose evidenti ingiustizie a cui il Ministero non è stato in grado di porre rimedio.
Se fossimo in una situazione di legittimità istituzionale, la ministra, che gongola degli insuccessi propri ai quali i cittadini, espropriati della sovranità non sono stati messi in condizione di porre rimedio, sarebbe stata messa alla porta già da un pezzo, per esempio quando i disabili sono rimasti privi di docente specializzato, quando, nonostante le 79.000 assunzioni, non tutti i posti sono stati coperti, quando il concorso per i gli abilitati si è rivelato un flop e i vincitori saranno assunti entro 3 anni!! Altro che continuità didattica, altro che qualità, altro che efficienza!
Ma la ministra gode soddisfatta dell’obiettivo raggiunto: la distruzione della Scuola statale pubblica e la partita di soldi pubblici del comparto istruzione veicolata verso i privati, attraverso l’incostituzionale finanziamento alle paritarie, gli sgravi fiscali e i 500 euro ad insegnante da spendere solo presso gli enti accreditati MIUR.